💌 Pour parler del filtro "Bold Glamour", della Dating Fatigue e altre 11 cose
Ci basterebbe agitare la mano davanti al viso più volte, fino a disconnettere il filtro, ndr.
di Sofia Tolentinati, Mar 2023, n.21
Benvenut* o bentornat* su Pour parler, Caro Lettore - mi sembra opportuno fare gli onori di casa, ndr. Prima di tutto, piacere di averti nella community di quelli che per me resteranno sempre i 25-lettori-manzoniani, da cui ho preso in prestito l’epiteto di Caro Lettore, pour parler. Eppure siamo 638. Eh. Come vola il tempo quando ci si diverte.
Spoiler: se inviti qualche amic* ad iscriversi inoltrandogli questa mail eviterai sicuramente la scena muta durante l’aperitivo di stasera. Ma hai letto su Pour parler? Te lo assicuro.
Primavera e gelato alla crema: benvenuto Marzo.
Una serie di cose che mi piacciono di questo mese in ordine sparso, pour parler: svegliarsi con il sole già alto e il tramonto che tarda ad arrivare, il gelato due palline (crema e caffè, ndr), i buoni propositi per l’Estate, i sogni che fanno capolino dal cassetto, venerdì aperitivo?, le canzoni francesi.
Un, deux, trois - sigla!
👄 Filtro, filtro delle mie brame…
Ho letto su una ricerca di Dove che il 50% delle donne tra i 25 e i 45 anni non si sente abbastanza bella da comparire sui social senza filtri e che il 60% di queste soffre se la loro “versione digital” non combacia con quella reale. Eh.
Se sei su Tik Tok, Caro Lettore, ti sarai imbattuto nell’avanzatissimo filtro AI “bold glamour”, utilizzato 2M di volte, che sta spopolando per l’aderenza con il tuo viso… but better. È il primo filtro a non spostarsi dal tuo volto in movimento, e il primo a non stravolgertelo, ma a dartene un’apparenza upgraded al punto da non riconoscerti più appena lo rimuovi. Guarda questo video. O questo.
Ma se quindi ogni viso può essere completamente distorto da un’intelligenza artificiale, permettendoci di vivere online una (ir)realtà digitale sempre più alterata, esiste più un concetto dicotomico di bellezza e bruttezza? Forse, Caro Lettore, abbiamo talmente interiorizzato l’apparenza digital degli esseri umani da considerare come si appare in foto e sui social come un’appendice di un’esistenza, che però è reale e umana. Dimmi come appari sui social e ti dirò QUANTO sei bello.
Tutto incontra una statistica: quanto hai la faccia da brav* ragazz*, quanto sei fortunat*, quanto misura il match tra me e te.
Come appariamo digitalmente diventa fondamentale anche per le dating app, dove in una manciata di foto devi dimostrare all’altr* chi sei e, soprattutto, quanto sei bell*, forte, sicur* di te: one shot, one kill.
Il 75% di chi utilizza dating app ha dichiarato di avere difficoltà nel settare il proprio profilo; il 45%, già nel 2020, lamentava di sentirsi frustrato nell’utilizzarle; secondo un sondaggio condotto su oltre duecentomila utenti di Grindr, inoltre, il 77% ha affermato di pentirsi spesso di aprire l’app, mentre uno studio del 2016 registrava una minore autostima e un aumento dei problemi con la propria immagine in chi era presente su Tinder, a causa delle distorte dinamiche dei social e delle dating app, ça va sans dire.
Spoiler: il risultato è lo stesso tipo di burnout che si prova a lavoro, di scontentezza e frustrazione. Si chiama Dating Fatigue, un “vagare tra vaghi rapporti” che nascono nel buffet della disponibilità amorosa online. Cocktail di gamberi o voulevant ai funghi? Si sa che quando la scelta è troppa si fa più fatica.
Sappiamo che potremmo fare a meno di tutto questo, almeno per capire ciò che vogliamo davvero, che alla fine sono le persone senza più filtri. Ci basterebbe agitare la mano davanti al viso più volte, fino a disconnettere il filtro, ndr.
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